… è il dovere spiegare il motivo per cui mi comporto in un certo modo a persone che mi conoscono da anni.
L’amicizia, così come viene definita, dovrebbe consistere principalmente nell’accettare l’altro così com’è senza ogni volta stare a recriminare, nel mio caso, il fatto che non vado a nessuno funerale, non mai piacciono i matrimoni, odio qualunque posto abbia un numero di persone al di sopra del tre, caos, disordine, rumore cacofonico che bombardano le mie orecchie che non solo non sono abituate ma le rifiutano e divento sordo.
Quindi, giusto per non sfanculare le poche persone che conosco sono costretto a stare zitto perché mi accorgo che ammesso che ci sia empatia nei miei confronti è comunque sempre tardi, il raziocinio comprende che sono un solitario, stanco oltre molti limiti di avere a che fare con gli esseri umani, anche se dotati fisicamente o mentalmente di quel qualcosa che possa permettermi di superare quel paio d’ore di sopportazione con chicchessia.
E niente … si danno per scontato che certi comportamenti debbano essere per forza presenti, per amore, per il volersi bene, persino per mera convenienza ma è proprio questa sicurezza che mi fa allontanare ancora più dalle persone.
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